Come lavoro – Modello Interazionista

Il modello interazionista

è meglio accendere una candela

piuttosto che imprecare contro l’oscurità

– Francis Bacon

Ogni terapeuta, durante la formazione, sceglie un orientamento teorico a cui fare riferimento. 

L’orientamento teorico non è altro che il modo in cui si decide di osservare e comprendere la ‘realtà’ e quindi, nello specifico dello psicologo, i problemi o le ‘malattie mentali’.

Durante il mio percorso universitario ho scelto di studiare la psicodinamica e quindi pensare alla mente e al comportamento umano  secondo le teorie di Freud e suoi successori. Queste toerie considerano la mente e l’individuo come guidato da forze inconsce, formatesi principalmente durante le esperienze della prima infanzia. Forze che non sarebbero sotto il proprio controllo e che influenzano le scelte e le direzioni che diamo alla nostra vita. La soluzione alle difficoltà inividuali quindi, quando è possibile, si raggiunge analizzando il propro passato per superare eventuali ‘traumi’ o ‘eventi non elaborati’. Non sempre ciò è possibile secondo questa visione: esistono infatti le ‘malattie della psiche’ come esistono le malattie del corpo. Per questo modello una depressione esiste come esiste il virus del raffreddore!

 

Ad un certo punto, io che sono sempre stata un individuo attivo e in movimento, ho cominciato a sentirmi strettissima all’idea che ‘qualcosa’ decidesse per me. Non lo sentivo mio: sentivo che avevo pieno potere di poter fare andare la mia vita come volevo io! 

Cosi ho cercato altri modelli di interpretazione della mente e del comportamento e dopo una lunga ricerca ho scelto il modello Interazionista. 

Il modello interazionista considera l’essere umano come guidato dalla propria intenzionalità, cioe dalla propria volontà e dai propri obiettivi. Anzichè essere passivo di fronte a forze inconsce alle quali risponde con i suoi comportamenti, egli è attivamente impegnato a realizzar-si. Secondo il modello interazionista, i problemi degli individui, o il disagio psichico non è visto come  ‘malattia della psiche ’, ma come conseguenza di un insieme di atteggiamenti e comportamenti messi in atto dalla persona con il tentativo, fallito, di raggiungere un proprio desiderio. La soluzione quindi va cercata, non nel passato, ma nel presente e nel futuro. 

Guardando a ciò che succede nel presente, il terapeuta formato secondo il modello interazionista, aiuta la persona a chiarire  ciò che desidera per se e individdua con lei un modo per realizzarlo. 

 

Una storia che chiarisce meglio la differenza del modello interazionista dagli altri.

 Giovanna parte in bici per portare a scuola Matteo. A metà strada si accorge che Matteo è senza caschetto e senza merenda. Sa che se torna indietro farà tardi al lavoro e proprio quella mattina ha una riunione con i capi dove viene decisa la sua promozione. Decide di continuare fino a scuola: rischia per il caschetto ma comunque gli darà dei soldi per comprarsi la merenda. Purtroppo Matteo cade e si ferisce alla testa. Niente di grave, Matteo va a scuola con i soldi per la merenda e un bernoccolo, ma la mamma fa tardi al lavoro e arrivando tardi alla riunione compromette la possibilità di essere promossa. 

Ogni giorno compiamo delle scelte rischiando che vada male, a questa mamma è andata male. 

Mamma irresponsabile, dipendente fedele e ambiziosa o donna che aspira ad essere realizzata? 

Questa mamma arriva dal terapeuta, spinta dalle persone che la criticano e  sentendo  un forte  senso di colpa. 

 

A seconda dell’orientamento del terapeuta, la risposta a questa domanda sarà diversa e predirà, per la persona in terapia, un futuro diverso. 

 

Secondo il modello psicodinamico la mamma ha messo a rischio la salute del proprio bambino per delle spinte, incosce, egoistiche ( narcisistiche ) di crescita professionale , venendo meno alla propria responsabilità di mamma e contravvenendo alle regole stradali. La mamma diventa quindi una ‘deviante’ che va rieducata alla genitorialità ed alle regole stradali! Come? Analizzando quali motivazioni insconsce legate a bisogni infantili non soddisfatti, hanno dato origine a questo comportamento. 

Secondo il modello interazionista la mamma, seguendo il desiderio di realizzazione di se, importante tanto quanto essere una buona mamma per il suo bambino,  ha scelto di non tornare indietro. Ha scelto rischiando: un rischio possibile ( se il bambino fosse caduto si sarebbe potuto fare male ) e uno certo ( se fosse arrivata tardi al lavoro non sarebbe stata promossa ). 

Come posso aiutarti?